Saluto del Cardinale Sandri al termine della Divina Liturgia presso il Santuario di Zarvanytsia

Saluto del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al termine della Divina Liturgia presso il Santuario di Zarvanytsia, domenica 16 luglio 2017 A.D.

 

Beatitudine Sviatoslav,
Eccellentissimo Nunzio Apostolico Claudio,
Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi,
Reverendi Sacerdoti, Religiosi, Religiose e seminaristi
Sorelle e fratelli nel Signore!

  1. Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, che dice a Sion, regna il tuo Dio! Ho pensato a questa espressione del profeta Isaia pregando insieme a voi ieri sera e questa mattina: non avete percorso montagne e vallate per giungere qui, ma la vostra vita come quella dell’Ucraina in particolare in questi tempi sono segnate da sofferenze simili a valli scoscese, che costringono migliaia di persone a risalire con fatica sulla cime dell’esistenza, per intravedere un orizzonte di speranza e di pace. Il gesto del pellegrinaggio, oltre ad essere una professione di fede nel Signore e un atto di affidamento all’intercessione della Madre di Dio, ci rende certi che non siamo soli, perché Cristo rimane fedele alla sua promessa di essere con noi sino alla fine del mondo, e nello stesso tempo Maria Santissima continua ad esercitare nei confronti del mondo intero quella maternità spirituale che Le è stata affidata dal Suo Figlio sotto la croce.
  1. Del Vangelo ascoltato vorrei riprendere solo due aspetti. Gesù compie il miracolo di guarigione del paralitico non tanto perché costui glielo chiedesse – come capita in altre pagine – ma “vedendo la fede” di coloro che glielo stavano presentando. Chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede, e per questo dono di aprire i nostri occhi a comprendere che il gesto che abbiamo compiuto vivendo questo pellegrinaggio non è qualcosa che ci appartiene, ma implica il mettere a disposizione il nostro cuore e la nostra vita a Cristo, perché anche noi possiamo rispondere come Maria all’angelo “si compia di me secondo la sua parola”, nelle forme proprie della vocazione di ciascuno. Il secondo aspetto: gli scribi sono scandalizzati del perdono dei peccati che Gesù dona al paralitico, che viene reso visibile attraverso la guarigione fisica: “alzati, prendi il tuo letto e va’”. Egli inizia a camminare, e la gente intorno è stupita e rende gloria a Dio “che aveva dato un tale potere agli uomini”. Certamente Gesù è il Verbo fatto carne, vero uomo e vero Dio, ma voglio ricordare come la tradizione orientale definisca il cammino dell’uomo redento dalla grazia come un percorso di progressiva divinizzazione, in cui Maria risplende davanti a tutti noi come lampada di luce singolare. Proprio per questo, di fronte alla pagina del Vangelo non possiamo permetterci di cadere nel rischio di rimanere distanti, di dire: “è un miracolo di Gesù, non mi riguarda, io sono soltanto un uomo o una donna del mio tempo”. Anche a te, discepolo che ha creduto in Lui e che è stato battezzato nel suo sangue, Egli chiede di partecipare in qualche modo al suo potere di perdono e guarigione. Nella forma sacramentale, spetta ai sacerdoti, ma quella quotidiana nei confronti degli altri spetta a ciascuno di noi. Sei disposto oggi, a deporre ogni sentimento di odio o di rancore che tiene legato il tuo cuore, vuoi impegnarti dinanzi al Signore ad esercitare “il potere di perdonare” che impegniamo ad esercitare quando rivolgiamo a Dio la preghiera del Padre nostro “rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Quali fiumi di grazia potranno sgorgare da questo giorno se ciascuno potesse compiere, iniziando dalla propria famiglia, almeno un gesto di riconciliazione e di pace!
  1. Voi sapete che sono qui per condividere le gioie ed i dolori del vostro popolo e in modo particolare della chiesa greco-cattolica, portando la vicinanza e la benedizione di Papa Francesco. Oltre che pregare per il dono della pace in questo Paese, il pellegrinaggio di oggi si colloca all’interno di alcuni commemorazioni: il centocinquantesimo anniversario dalla canonizzazione di san Giosafat, celebrazione che coincise con la benedizione delle corone che furono poste sulla Madonna di Zarvanytsia il 28 agosto dello stesso anno, e il centoventicinquesimo anniversario della nascita del Cardinale Josyf Slipji. Il 12 novembre 1979, San Giovanni Paolo II, presiedendo la chirotonia episcopale di Monsignor Myroslav Lubachivsky come Metropolita di Philadelphia degli Ucraini, rivolgeva queste parole al Cardinale Josyf che era primo co-consacrante: le faccio mie, perchè egualmente esprimono i sentimenti di Papa Francesco e della Chiesa universale nei vostri confronti anche quest’oggi. Diceva: “desidero approfittare dell’odierna occasione per manifestare la venerazione che nutrono per la vostra Chiesa la Sede Apostolica e tutta la Chiesa Cattolica. La fedeltà testimoniata a Pietro e ai Suoi Successori ci obbliga ad una particolare gratitudine e anche ad una reciproca fedeltà nei confronti di quelli che la conservano con tanta fermezza e nobiltà d’animo. Desideriamo offrire, nei confronti di essi, un tributo di verità e di amore. Desideriamo con tutte le forze alleviare le prove di coloro che soffrono proprio a causa della loro fedeltà. Desideriamo con tutto il cuore assicurare l’unità interna della vostra Chiesa e l’unità con la Sede di Pietro” (12 novembre 1979).
  1. A Maria affidiamo, insieme all’intenzione per la pace in Ucraina, una particolare supplica per gioventù di questo paese. Amiamo e ascoltiamo sempre la Madre di Dio: Lei ci insegnerà a fare di noi stessi un dono sincero e generoso a Dio e ai fratelli. Ci spingerà a cercare in Cristo la pienezza della vita e della gioia. Come disse san Giovanni Paolo ai giovani ucraini nel 2001: “sarete così nella Chiesa la nuova generazione dei santi della vostra terra, fedeli a Dio e all’uomo, apostoli del Vangelo” anzitutto tra i coetanei e tra coloro che hanno perso la speranza. Ci aiuti Lei, la Tutta Santa, a ripetere sempre nel nostro cuore le parole che sono anche una professione di fede, del vostro filosofo Hryhorij Skovoroda: “Tutto passa, ma è l’amore di Dio che, alla fine di tutto, rimane. Tutto passa, eccetto Dio e l’amore!”. Arrivederci Vergine di Zarvanytsia, prega per noi il tuo Figlio, prega per la pace in questa terra e proteggi sempre il nostro Papa Francesco e Sua Beatitudine Sviatoslav. Amen.
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