Discorso del Cardinale Sandri ai pellegrini al Santuario di Zarvanytsia

Discorso del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al termine della processione con le candele e il Moleben con i pellegrini, Santuario di Zarvanytsia, sabato 15 luglio 2017 A.D.

 

Beatitudine Sviatoslav,
Eccellentissimo Nunzio Apostolico Claudio,
Eccellentissimo Metropolita Vasyl,
Confratelli nell’episcopato,
Reverendi sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi,
Sorelle e fratelli nel Signore!

 

  1. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia (cfr. Is 9). La profezia di Isaia risuona nei nostri cuori questa notte. Da molte strade e da molti luoghi siamo giunti qui, per pregare e venerare la Tutta Santa Madre di Dio al Santuario di Zarvanytsia, affidando alla sua potente intercessione la pace nell’amata Ucraina. Il buio della notte fa eco al buio dei cuori: pensiamo a quello che sperimenta il popolo sofferente, a chi ha dovuto lasciare la propria casa, a chi è stato ferito o ha visto qualche persona cara cadere vittima dei combattimenti, alle madri che piangono i figli uccisi, a chi cerca di veder rispettata la propria dignità attraverso la possibilità di un lavoro onesto che consente di mantenere la propria famiglia, ai bambini orfani e feriti nel corpo e nella mente. Ma ancora più impenetrabile è il buio di chi ha il cuore gravato dall’egoismo e dal peccato, perchè in diversi modi si è reso responsabile di qualche male: quello compiuto contro i propri fratelli in umanità, quello contro la vita nascente, quello dell’arricchimento grazie allo sfruttamento di altre persone, quello delle divisione delle famiglie, quello del vizio che fa perdere la propria dignità. La Madre di Dio nella preghiera del Magnificat proclama che Dio ha guardato alla sua piccolezza e umiltà. Piuttosto che puntare il dito contro gli altri, a ciascuno di noi tocca anzitutto riconoscere la nostra personale fragilità, le nostre tenebre. E quando subiamo il male, e tanti sperimentano il “dolore innocente” anche in questa terra, dopo il momento di sconforto e comprensibile lamento, subito dobbiamo saper vigilare sul nostro cuore, perchè Dio mette in guardia anche noi come fece con Caino: “il peccato sta accovacciato dinanzi alla porta del tuo cuore come una bestia feroce, ma tu dominalo”. Se dopo aver ricevuto un male infatti, il desiderio di aver giustizia si spingesse fino a far crescere in noi il rancore, l’odio o il desiderio di vendetta, ecco che al male noi risponderemmo con il male e contribuiremmo alla crescita delle tenebre, anzichè cercare la luce del Signore, che ci aiuti a vincere il male con il bene.
    La vostra presenza qui, il pellegrinaggio che avete compiuto per giungere ai piedi della Madre di Dio, è il gesto che proclama la nostra fede che vuole essere come quella di Maria, che nell’incontro con la cugina Elisabetta esclama: “di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”. Noi siamo viandanti sulle strade della vita, mendicanti della misericordia di Dio, e abbiamo illuminato questa notte con la luce delle candele e il calore della nostra preghiera e dei nostri canti. Le icone della Deesis che abbiamo contemplato fin da piccoli ci hanno insegnato la certezza che la Madre di Dio raccoglie le nostre preghiere e continua ad intercedere per noi peccatori presso il trono di Cristo suo Figlio. Questa notte è veramente beata, perchè nelle nubi dense che avvolgono questa cara Nazione noi sappiamo che si può continuare a camminare, celebrando la luce di Cristo, Figlio di Dio nato da Maria Vergine.
  1. Giunto in Ucraina mi sono fatto io stesso pellegrino, e prima di incontrarmi con voi questa sera ho attraversato, in compagnia di Sua Beatitudine Sviatoslav e del Nunzio Apostolico Claudio, la parte orientale di questa terra: sono stato a Kharkiv, Kramatorsk e Sloviansk. Ho visto alcune case e chiese segnate dai proiettili, un ospedale distrutto dai bombardamenti, ho ascoltato i racconti di alcuni sfollati dalle regioni di Donetsk e Luhansk, ho abbracciato alcune famiglie e i bambini che mi hanno raccontato le loro storie. Mi sono fatto compagno di strada del vostro popolo che ha dovuto affrontare un conflitto ancora non risolto. Io stesso qui ringrazio il Signore e la Madonna, per il dono che è stata questa esperienza. Da un lato, la mia presenza è stata accolta come un segno dell’affetto con il quale il Santo Padre Francesco continua a seguire le vicende del vostro popolo, e a Lui ho promesso che avremmo pregato secondo le sue intenzioni questa sera. Senza dubbio sono venuto a portare la luce dell’amore del Santo Padre. E torno da Papa Francesco, con una lampada accesa riempita con l’olio della vostra fede, della vostra speranza, della vostra carità. Sì, perchè ho visto le lacrime solcare i volti di alcune madri, ma ho visto anche come tante di loro, anzichè fermarsi nel lamento o nel grido di disperazione, si sono date da fare per aiutare altre persone ugualmente bisognose e sofferenti. Ho visto l’amicizia e la collaborazione tra sacerdoti della Chiesa greco-cattolica e latina, ho ascoltato la preghiera che si elevava nelle liturgie perchè possa venire la pace e la riconciliazione, e ci si possa incontrare presto e collaborare per il bene della Nazione con i fratelli Ortodossi. Ho visto il sorgere di chiese e centri per le attività della Caritas, ove raccogliere i bambini e le loro madri, offrire la possibilità di sfamarsi agli indigenti, aiutare ad avviare una nuova attività e un lavoro a chi ha lo perso insieme alla casa. Ho visto gli occhi lucidi per le lacrime di fratelli e sorelle che tornavano poi a sorridere e sperare perché stavano insieme, pregando e lavorando. Ho toccato con mano che la presenza della chiesa greco-cattolica in quei luoghi garantisce l’assistenza pastorale ai propri fedeli ed offre, insieme agli altri cristiani, a tante persone ancora segnate dagli anni dell’ateismo di stato una possibilità di cercare l’incontro con Dio. Ecco perchè posso fare mie le parole del profeta “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”, e sono io stesso colpito dai segni di una gioia passata attraverso la sofferenza che si moltiplica e si diffonde nei cuori sui quali è stato versato il balsamo della carità e della consolazione.
  1. Centocinquant’anni sono passati dalla canonizzazione di san Giosafat e dall’incoronazione della Madonna di Zarvanytsia e centoventicinque anni dalla nascita del Cardinale Josyf Slipji a Zadrist, non lontano da qui: in questo periodo non sono mancate le sofferenze e i momenti di vero e proprio martirio e persecuzione, ma la fiamma della vostra fede non si è spenta, come ebbe a dire San Giovanni Paolo II: “i martiri e i confessori della fede della Chiesa in Ucraina ci offrono una stupenda lezione di fedeltà a prezzo della vita. E noi, testimoni privilegiati del loro sacrificio, siamo coscienti che essi hanno contribuito a mantenere nella dignità un mondo che sembrava avvolto dalla barbarie. Essi hanno conosciuto la verità e la verità li ha resi liberi. I cristiani d’Europa e del mondo, chini in preghiera sul limitare dei campi di concentramento e delle prigioni, devono essere riconoscenti per quella loro luce: era la luce di Cristo, che essi hanno fatto risplendere nelle tenebre. Queste, agli occhi del mondo, sono apparse per lunghi anni vincenti, ma non hanno potuto spegnere quella luce, che era la luce di Dio e luce dell’uomo offeso ma non piegato”.
  1. Cari fratelli e sorelle della chiesa greco-cattolica Ucraina, il Santo Padre Francesco vi ama e vi incoraggia a continuare ad essere popolo che cammina certo della luce di Cristo che risplende anche nel buio più profondo del cuore dell’uomo e della storia; continuate ad essere pellegrini, a portare con voi la fiamma della fede, della speranza e della carità, a pregare e a supplicare l’intercessione della Madre di Dio di Zarvanytsia, dei martiri, dei confessori e dei testimoni del Vangelo della vostra storia, in una fedeltà creativa alle vostre radici e tradizioni che sappia rispondere alla sete di Dio dell’uomo e della donna di oggi. Madonna di Zarvanytsia, spes nostra salve. Amen.
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