Quarto giorno della visita del Cardinale Sandri
Il quarto giorno della visita del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, è stato contraddistinto dall’incontro, dall’ascolto e dalla condivisione con i fedeli e la popolazione di Kramatorsk e Sloviansk, zone riconquistate dopo l’occupazione del 2014 e limitrofe alle “zone grigie” del Donbass.
La mattina si è aperta con la celebrazione della Divina Liturgia nella cappella lignea di Sant’Elia a Kramatorsk, ove insieme al Cardinale Sandri, all’Arcivescovo Maggiore S.B. Sviastoslav Shevchuk, al Nunzio Apostolico Mons. Gugerotti, all’Esarca di Donetsk S.E. Mons. Stephan Meniok e al segretario della Nunziatura Mons. Joseph Grech, hanno partecipato diversi sacerdoti dell’Esarcato, e la chiesa si è riempita di fedeli greco-cattolici e latini dell’area circostante. Nella breve omelia, l’Arcivescovo Maggiore ha commentanto la pagina del vangelo odierno del regno dei cieli paragonato alla perla preziosa: Sua Beatitudine ha ricordato commosso le sue prime visite in questa regione dopo l’inizio dei combattimenti e la successiva riconquista, e le tante pagine di sofferenza che ha visto o che gli sono state raccontate. Lo stesso edificio in cui si stava celebrando porta ancora i segni di alcune pallottole che lo hanno parzialmente danneggiato. Eppure, il ritrovarsi insieme quest’oggi è la conferma che nonostante tutte queste grandi avversità, la fede nel Signore è stata per ciascuno di noi la perla per la quale è valso la pena continuare a vivere, nonostante si fosse costretti a perdere tutto per le privazioni e il dolore di questa pagina della nostra storia. L’Arcivescovo Maggiore ha voluto ringraziare, dinanzi al Cardinale Prefetto e al Nunzio Apostolico i sacerdoti dell’Esarcato per la testimonianza di dedizione eroica mostrata in questi anni, e il Cardinale Sandri, nel portare il suo saluto al termine del rito, si è unito nella riconoscenza prendendo a prestito l’immagine del buon pastore che non fugge quando vede venire il lupo, ma rimane a proteggere il gregge a lui affidato. Durante la colazione condivisa con gli stessi sacerdoti, il Cardinale ha potuto ascoltare i loro racconti e testimonianze: alcuni di loro erano nella lista per essere fucilati dalle forze separatiste, altri hanno lasciato il ministero nell’Ucraina occidentale per iniziare il servizio come cappellani militari, stando a fianco di tanti loro fedeli che si sono trovati in poco tempo ad essere chiamati alle armi per difendere l’integrità territoriale della Nazione, il sacerdote più giovane ha ricordato che proprio nel tempo dei primi bombardamenti sua moglie stava aspettando il loro primo figlio, legando la pagina di sofferenza della popolazione ad una pagina di vita che nasce. Significativa la presenza alla celebrazione e all’incontro di un giovane sacerdote della chiesa latina, in ottimi rapporti di collaborazione con i confratelli dell’esarcato, egli pure ha sperimentato l’arresto e il carcere per più di sei mesi, durante i quali si prodigato per garantire l’assistenza spirituale agli altri prigionieri, indipendentemente dal loro credo o confessione cristiana di appartenenza, e tuttora tra le altre cose è cappellano in un ospedale militare e vive il ministero tra i fedeli latini come tra quelli greco-cattolici. Sia il Cardinale come il Nunzio Apostolico si sono rallegrati per questa collaborazione e spirito di autentica fraternità tra confratelli di diversi riti, ma coscienti di rappresentare insieme e non divisi l’unica Chiesa cattolica. Il Cardinale Sandri li ha ringraziati per la loro dedizione e testimonianza evangelica, mentre il Nunzio Apostolico Mons. Gugerotti ha voluto sottolineare l’importanza della presenza del Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali durante questi giorni di visita in Ucraina, e in particolare modo nella regione orientale, per portare la vicinanza di Papa Francesco, e per confermare la piena attenzione e cura per l’amata chiesa greco-cattolica anche in questa regione: questa è la bellezza dell’appartenenza alla Chiesa cattolica, la cui posizione non può mai essere semplificata, poichè essa ha cura di cercare di incontrare tutti, per costruire ponti di comunione, ma non per questo dimentica o abbandona i suoi figli che tanto hanno sofferto per la loro fedeltà al Successore dell’apostolo Pietro. Bisogna educarsi a pensare in modo universale, e la testimonianza di carità che in questi giorni il Cardinale tocca con mano conferma l’importanza e il diritto della presenza delle comunità greco-cattoliche in questa area. Sua Eminenza ha ribadito che quanto aveva ascoltato, insieme all’opera necessaria della diplomazia, faceva sperare in un futuro di riconciliazione e di pace, e di ricostruzione di una esistenza nuova, proprio grazie alla forza mostrata durante il tempo della tribolazione.
Il Cardinale Sandri ha poi potuto recarsi in visita al centro Caritas di Kramatorsk, accolto dal sacerdote responsabile e dai diversi operatori, che ha illustrato la storia e le attività: i pacchi alimentari, gli aiuti a cercare un lavoro per gli sfollati, l’assistenza spirituale e psicologica da garantire a coloro, anche bambini, colpiti da disturbi da stress post-traumatico, dopo i bombardamenti e gli attacchi degli ultimi anni. In modo particolare è stato evidenziato come la carità, come dice san Paolo, qui letteralmente non ha confini, perchè per andare ad assistere e recare conforto coloro che sono ancora alloggiati nelle cosiddette “zone grigie” del Donbass, gli operatori indossano giubbotto antiproiettile e caschetto e si recano alcuni giorni della settimana in visita a questi loro fratelli. Di particolare importanza il ruolo delle donne e delle madri, senza le quali tante attività non sarebbero neppure pensabili. Il Cardinale Sandri ha preso la parola e ha ringraziato affermando che quanto aveva ascoltato faceva tornare al cuore e alla mente la pagina del capitolo 25 di Matteo: “avevo fame e mi avete dato da mangiare.. tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me!”. Ebbene gli operatori che aveva davanti sono stati definiti “ministri dell’amore misericordioso e del servizio”: in virtù infatti del loro battesimo essi vivono la loro grande dignità donata da Dio attraverso il servizio quotidiano che rende visibile e sperimentabile, incarnandolo, il vangelo del servizio, ed ha assicurato che lo avrebbe riferito al Santo Padre, nel cui nome ha impartito a tutti la benedizione: “più importante di ogni tribolazione che state attraversando, c’è il servizio alla pace tramite al carità”.
Nel pomeriggio, sulla via di ritorno a Kharkiv, la delegazione si è fermata a Sloviansk, altro centro prima centro dei combattimenti e poi riconquistato dalle forze regolari. Ad accogliere tutti, insieme agli ospiti del centro Caritas, anche il vicesindaco della città. Dopo una breve sosta in cappella, il Cardinale ha ascoltato alcune persone che hanno raccontato la loro esperienza di sfollati: una donna, più esasperata, che ha aperto il cuore al suo dolore e al dubbio che la situazione possa davvero cambiare, per esempio, alla quale il Prefetto ha detto di poter comprendere la sua disperazione, invitando tutti a non aspettare che la pace scenda dal cielo come un paracadute, ma ad accoglierla come dono ogni giorno a partire dalle piccole scelte, certo non smettendo di gridare affinchè coloro che hanno in mano le sorti dei popoli possano cambiare rotta e cercare la pace, anche se purtroppo, come ripete Papa Francesco, mancano del coraggio della pace. Bisogna difendere le proprie posizioni ma anche trovare una strada che consenta una pace giusta per gli abitanti di tutta la regione, ma per questo bisogna lavorare tanto, soffrire, sopportare e sostenere tutte le iniziative che costruiscono la riconciliazione e la pace, come tante che vengono portate avanti dalla Caritas a Sloviansk, che gestisce l’unico centro gratuito di accompagnamento per i bambini che hanno subito dei traumi dovuti alla guerra, seguiti dal personale specializzato e dagli operatori. Sono proprio tutti loro che hanno fatto una festa grande al Cardinale, al Nunzio e a Sua Beatitudine, mostrando i loro disegni, cantando canzoni, abbracciandoli e cercando una parola e un gesto di consolazione e incoraggiamento. Più che le parole, qui raccontano le immagini…
Rientrato a Kharkiv, il Cardinale si è fermato a cena nell’unica casa di proprietà dell’Esarcato, ove alloggiano alcune Religiose di San Giuseppe, fondate nel XIX secolo in Ucraina e ora presenti anche in Brasile, Polonia e Canada. Dedicate soprattutto alla catechesi e alla formazione delle giovani generazioni, di fatto ospitano nella loro casa gran parte delle attività di educazione cristiana dei bambini e dei giovani nell’Esarcato di Kharkiv, in attesa che finiscano i lavori della cattedrale e del centro pastorale annesso che consentirà lo sviluppo più armonico di tutte queste attività. Il Cardinale le ha ringraziate, insieme al Vescovo Mons. Vasyl, e ha sottolineato di essere rimasto colpito nelle liturgie di questi giorni, per la presenza di un grande numero di giovani e ragazzi contenti, mentre spesso nell’Europa occidentale, oltre ad una frequenza molto più scarsa, la fascia giovanile risulta essere meno presente e visibile. Per questo ha espresso loro un grande e caloroso incoraggiamento a custodire il tesoro prezioso che il Signore ha posto nella chiesa-greco cattolica qui in Ucraina.
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