Commento del Nunzio Apostolico in Ucraina sulla consacrazione del Centro Ecumenico della Misericordia e sul deposito distrutto di Caritas-Spes a Lviv
Per Skelia Tv – 22 settembre2023
Vostra Eccellenza Visvaldas, oggi stiamo vivendo un giorno speciale, quando verrà consacrata questa casa per i poveri. Che significato ha per Lei questo evento? Che significato ha per la Chiesa?
Qui a Lviv, oggi, questa consacrazione del Centro Ecumenico della Misericordia delle Suore Albertine ha vari significati. Per me è anche l’incontro con l’Inviato Speciale di Papa Francesco che è già la settima volta in Ucraina. Significa sentire quasi la presenza fisica del Papa qui, a Lviv a pochi giorni dopo il bombardamento del centro logistico della Caritas-Spes a Lviv.
Inoltre, è un momento quando noi non soltanto celebriamo ciò che fa la misericordia, la misericordia cristiana, perché questa è la misericordia di Dio. Noi non solo consacriamo, ma preghiamo, affinché le nostre azioni siano sempre anche una preghiera, affinché il Signore stesso ci salvi. Poiché non si tratta solo di un’opera di misericordia, ma sono le opere che ci danno la pace, che ci portano la pace. Poiché per edificare la pace, per difendere l’Ucraina dall’aggressore non è sufficiente affidarsi alle armi. La nostra arma per costruire la pace, l’arma principale è il Signore. Come diciamo durante la Santa Messa: «Signore, se vuoi, dì soltanto una parola e noi saremo salvati». E l’Ucraina sarà salvata e la pace sarà difesa. E tutto il Paese, tutto il territorio e tutti gli uomini. Perché sono le opere di misericordia e la preghiera, la preghiera forte, che unisce tutti noi, non solo i cristiani in Ucraina, ma tutti i credenti e non credenti, tutti coloro che credono nell’umanità, nel bene, nel Creatore. Pertanto, io stesso sono grato per questa possibilità di essere qui a Lviv e consacrare insieme questo Centro.
Eccellenza Visvaldas, vi sono molti commenti negativi riguardo alla distruzione del deposito della Caritas, di questo aiuto. Vi sono anche molte risposte negative, vediamo che le persone dicono che di nuovo hanno bruciato, di nuovo hanno rubato l’aiuto umanitario. Come ha vissuto Lei personalmente questa notizia? Cosa ha percepito Lei quando ha sentito questa notizia?
– Già dalla mattina avevo letto questa notizia, che era stata pubblicata dal Sindaco di Lviv Sadovyi, quindi tutto era chiaro. Poi ho ricevuto ulteriori dettagli e durante il pranzo ho potuto già inviare l’informazione alla Segreteria di Stato. È orribile, è una cosa orribile, ma non è la prima volta che succede. Ad esempio, a Kherson i sacerdoti cattolici, sia greco-cattolici che romano-cattolici, mi hanno detto che portano l’aiuto umanitario e non sanno se sarà bombardato oppure no. Questo deposito invece era grande perché non è possibile inviare immediatamente i camion a Kherson, Kharkiv o Zaporizhzhia, perché gli autisti che lavorano con Caritas-Spes sono tutti volontari. Lavorano durante la settimana. Poi, quando hanno un po’ di tempo il sabato o la domenica, prelevano gli aiuti umanitari e li consegnano. I responsabili mi hanno spiegato che non è sempre possibile trasferire tutti gli aiuti umanitari in un giorno, in una settimana. Qui c’erano 300 tonnellate di aiuti umanitari. Si tratta di una quantità elevata. Ma se si conta quanti aiuti umanitari l’Ucraina ha ricevuto in totale, si tratta di una quantità molto grande. Solo il Cardinale Konrad Krajewski, attraverso l’Elemosineria Apostolica, che collabora con la parrocchia greco-cattolica di Santa Sofia a Roma, ha portato in Ucraina 120 grandi camion di aiuti umanitari. Ma quando parlo con la Caritas-Spes, il numero supera i 1.000 camion, e poi c’è la Caritas Ucraina, quindi non so nemmeno quanti siano. Ce ne sono molti di più. Si tratta di grandi numeri. Quindi, quando parliamo di 300 tonnellate bruciate, bombardate, è una grande quantità, ma è anche un segno di quanti aiuti umanitari arrivano ogni giorno, ogni settimana. Si tratta di cibo, generatori, vestiti, finestre e altre cose varie. Siamo quindi grati a tutti i nostri benefattori che aiutano tutti noi.