Omelia di Sua Eminenza Cardinale Peter K. A. Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Concattedrale di Sant’Alessandro, Kyiv, 18 novembre 2018
Siamo riuniti quest’oggi in questo luogo sacro, consapevoli delle numerose sfide e difficoltà che affliggono la Nazione ucraina ai giorni nostri. Siamo qui come persone di fede, che hanno incontrato la croce di Gesù Cristo in un modo profondamente personale, e questo in definitiva ci unisce come persone di speranza.
La vita terrena di nostro Signore, così come la storia della Chiesa, ci insegnano che la fede e la speranza possono rimanere costanti, anche quando il mondo attorno a noi può oscillare tra sole e pioggia, tra momenti di luce e periodi di oscurità. Recentemente l’Ucraina ha affrontato una stagione di tenebre, ma la nostra speranza resta salda perché Cristo ha promesso che sarà sempre con noi, fino alla fine dei tempi.
Le letture di questo fine settimana sono incentrate sulla lotta tra la luce e le tenebre, tra i momenti difficili e la speranza di una vita nuova. Nel Vangelo Gesù parla dello sconvolgimento che avverrà negli ultimi giorni prima del Suo ritorno: In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte (Marco 13, 24-25).
Ma le parole di Cristo non sono parole senza speranza. Egli, infatti, afferma che quel giorno Dio manderà gli angeli, per riunire tutti i Suoi eletti dai quattro angoli della terra.
Questo stesso mistero è descritto dal profeta Daniele nella prima lettura che abbiamo ascoltato. Egli parla anche di “un tempo di angoscia come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo” (Daniele 12, 1), realmente un periodo di oscurità e sofferenza. Ciò nonostante, Daniele ci ricorda che Dio porterà sempre la Sua luce nel mondo, specialmente quando i cieli si oscureranno. Sì, ci saranno le difficoltà, ma I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Daniele 12, 3).
San Giovanni esprime questa stessa verità quando scrive dell’incarnazione e della presenza di Cristo in questo mondo: “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta” (Giovanni 1, 5). Nel libro del Profeta Daniele, proprio come nel Vangelo di questo fine settimana, la presenza degli angeli è anch’essa parte integrante della lotta tra la luce e l’oscurità. Daniele è incoraggiato dall’annuncio che in questa lotta egli non sarà solo: “In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo” (Daniele 12, 1).
Questa è una lettura significativa per la Nazione ucraina. San Michele è, fin dall’inizio, il patrono e il protettore del popolo ucraino. Egli è il principe celeste al quale questo popolo si è rivolto in occasione di innumerevoli sofferenze insormontabili. La sua statua si erge su chiese e monumenti di Kiev e di altre città. San Michele e gli angeli possono insegnarci molto in questi giorni di conflitto e violenza, poiché ci ricordano che noi non siamo soli.
In tutta la Sacra Scrittura, troviamo tre attività o funzioni centrali che occupano gli angeli di Dio. Prima di tutto, gli angeli adorano Dio. Dal libro della Genesi al libro dell’Apocalisse, troviamo un susseguirsi di scene di angeli che venerano Dio in cielo e cantano a voce alta le sue lodi.
In secondo luogo, gli angeli portano messaggi. La parola “angelo” in greco si traduce, infatti, con “angelos” che significa letteralmente “messaggero”. L’Arcangelo Gabriele portò alla Beata Vergine Maria il messaggio della nascita del Messia. L’Arcangelo Michele porterà al profeta Daniele il messaggio di pace quando egli sarà stanco e affaticato. Gli angeli ci portano il messaggio d’amore di Dio laddove abbiamo maggiormente bisogno di ascoltarlo.
Ma in terzo luogo, ed è innegabile, gli angeli di Dio sono pienamente impegnati in un’ultima attività: combattono per proteggerci e guidarci lungo le vie della pace e per condurci nella luce eterna a cui Dio ci chiama. Non si stancano e non finiranno mai di difenderci e di vegliare su di noi nel nostro viaggio verso la casa del Signore.
In che modo Dio chiama ciascuno di noi questo fine settimana ad imitare il lavoro degli angeli con la maniera in cui viviamo la nostra vita cristiana? Pur essendo innegabile che non siamo angeli, nondimeno svolgiamo quelle stesse attività nella nostra particolare vocazione come seguaci di Gesù Cristo.
Anche noi adoriamo Dio in questo luogo. Insieme agli angeli, cantiamo le Sue lodi e veneriamo il Signore della vita. Adoriamo Dio che viene a noi nel Santissimo Sacramento dell’altare e riceviamo quel “Pane degli Angeli” che ci dà la forza per svolgere l’opera a cui Egli ci ha chiamati in questi tempi difficili.
In secondo luogo, noi portiamo il messaggio di Dio di speranza e salvezza ad un mondo lacerato. Una delle dimensioni più importanti della recente iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” è stata quella di aiutare i genitori e i bambini colpiti dalla violenza della guerra in questo tempo a capire che non sono soli. Tutti noi siamo chiamati a portare quel messaggio di speranza a coloro che hanno maggiormente bisogno di ascoltarlo. Noi siamo come angeli, messaggeri di Dio, che portano il Vangelo della speranza e il messaggio di misericordia agli altri. Lo scorso anno, durante l’incontro con la comunità del Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat a Roma, Papa Francesco ha esortato i futuri sacerdoti dell’Ucraina ad essere “come le fiaccole accese nella notte… ricordando a tutti, specialmente ai poveri e ai sofferenti, e anche a quanti fanno il male e seminano violenza e distruzione”, che la luce di Dio è qui, in questo mondo. Quando abbiamo il coraggio di portare il messaggio di Dio a coloro che sono afflitti, anche noi brilliamo come le stelle nel firmamento, diventiamo fiaccole per illuminare la notte e aiutare quanti sono attorno a noi a vedere il volto di Dio.
Infine, noi seguiamo l’esempio degli angeli quando lottiamo per coloro che non hanno voce, per quanti sono stati emarginati o soffrono e sono nel bisogno. L’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” ha aiutato le famiglie e le comunità ad affrontare i rigori dell’inverno, ha fornito assistenza sanitaria a coloro che hanno visto la distruzione dei propri ospedali e centri di salute, distribuito alle giovani madri e ai bambini il cibo di cui hanno bisogno per sopravvivere. È qui che si combatte oggi la vera, nobile battaglia. Tutti noi possiamo unirci in questa lotta epocale per la dignità e difendere i diritti di tutti gli ucraini che cercano cibo, riparo, assistenza sanitaria e strutture comunitarie che sono state distrutte dalle devastazioni della guerra.
C’è ancora molto da fare e le nostre comunità sono ancora vulnerabili poiché i gravi pericoli che accompagnano la guerra sono sempre presenti. Tuttavia, per quanto oscuro possa apparire il mondo oggi, Gesù stesso ci ricorda che non siamo mai soli. Ci accompagna San Michele Arcangelo e ci ispira il grande messaggio del Vangelo. Le tenebre non avranno mai l’ultima parola in questo mondo che Dio ha creato perché, come abbiamo sentito nel libro del profeta Daniele questo fine settimana, “i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Daniele 12, 3).