Secondo giorno visita del Cardinale Sandri in Ucraina

Nella prima mattina di mercoledì 12 luglio il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, accompagnato dal Nunzio a Kyiv S.E. Mons. Claudio Gugerotti, dal Segretario della Nunziatura Mons. Joseph Grech, ha preso congedo dal personale della Rappresentanza Pontificia e si è recato alla Cattedrale della Resurrezione, ove ad accoglierlo sulla porta, insieme ad alcuni giovani in costume tradizionale c’era Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina.

 

Lì ha avuto inizio la Divina Liturgia Pontificale nella solennità dei Santi Pietro e Paolo apostoli, secondo il calendario giuliano, partecipata da un grande numero di fedeli, giunti anche dalle aree limitrofe alla capitale, presieduta dall’Arcivescovo Maggiore, e concelebrata dal Cardinale Sandri, dal Nunzio Gugerotti, dall’Arcivescovo di Rjieka in Croazia, dai Vescovi della Curia Arcivescovile Maggiore Mons. Milan e Mons. Dziurakh e da numerosi sacerdoti. Il Cardinale Sandri ha pronunciato l’omelia (testo allegato), e al termine prima di impartire la Benedizione Apostolica a nome di Papa Francesco, ha consegnato la medaglia del IV anno di Pontificato a Sua Beatitudine. Significative la parole di ringraziamento espresse dall’Arcivescovo Maggiore anche a nome dei fedeli e al Porporato: “la comunione non è una realtà che possa essere definita soltanto da un canone o da una norma, ma si riferisce al corpo vivente di Cristo che è la Chiesa. San Paolo afferma che se un membro soffre, è tutto il corpo che soffre con lui. La presenza dell’Inviato del Santo Padre è per la chiesa greco-cattolica ucraina un segno profondo dell’amore che Papa Francesco continua a custodire per il nostro popolo e un balsamo che viene versato sulle ferite dei cuori. Siamo qui a pregare anche per i nostri fratelli della Chiesa ortodossa: ci nutriamo dello stesso Corpo di Cristo, ma non lo possiamo ancora fare dallo stesso altare. Vogliamo però testimoniare con gioia, ancor più in questo giorno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, che la comunione con il Santo Padre è fonte di benedizione, come sperimentiamo noi che continuiamo a sentire la sua vicinanza e il suo affetto anche quando il resto della comunità internazionale rimane in silenzio dinanzi al dramma del nostro popolo. Porti al Santo Padre, Eminenza, il nostro abbraccio colmo di affetto filiale!”.

 

 

Al termine della Divina Liturgia, tutti i concelebranti e i fedeli sono usciti dalla cattedrale per recarsi in processione nella cripta, dove poche settimane fa è stato sepolto il Cardinale Lubomyr Husar, e lì è stata cantata la preghiera di suffragio secondo il rito bizantino.

 

 

Il Cardinale Sandri si è poi spostato nei locali della Curia Arcivescovile Maggiore per essere intervistato nella diretta televisiva: alla domanda su cosa si aspetta e quale messaggio intende portare alle due diverse realtà dell’Ucraina occidentale ed orientale, il Cardinale ha risposto affermando che in realtà bisogna nella fede pensare in modo unitario, ricordando i questi giorni che ciò che ci unisce è Maria, che in tanti andremo a venerare, provenendo dall’Oriente e dall’Occidente del Paese, al santuario nazionale di Zarvanytsia. E forse la distinzione delle aree dell’Ucraina di oggi può essere descritta in questo modo: nella parte occidentale, la chiesa greco-cattolica vive la dimensione teologale della fede, per la presenza numerosa e tradizionale, mentre nella parte sofferente orientale è la carità ad essere l’elemento cardine, carità come capacità di soccorrere e consolare coloro che soffrono, che hanno perso la casa e non possono ora farvi rientro. La Chiesa che vive la fede in Gesù e lo celebra si fa buon samaritano che si china a versare l’olio della consolazione sulle ferite interiori ed esteriori dei propri connazionali. Ma tutti insieme siamo chiamati a vivere la speranza di un futuro di pace e di riconciliazione, e quindi si  potrebbe affermare che la chiesa greco-cattolica ucraina, ma più in generale l’intera chiesa cattolica nel Paese è chiamata a vivere le tre dimensioni espresse dalle tre virtù teologali: Fede speranza e carità.

 

E alla Vergine di Zarvanytsia affideremo proprio queste intenzioni: dacci la forza per andare avanti nonostante tutte queste difficoltà. Nelle altre domande al Cardinale è stato chiesto un pensiero e un ricordo sul Cardinale Lubomyr Husar, da poco deceduto, e sul cardinale Josyp Slipyj.

 

Sua Eminenza si è poi recato per un breve visita alla casa dove ha vissuto fino all’ultimo il Cardinale Husar, poco fuori da Kyiv, e dove si ha intenzione di realizzare un museo con le sue testimonianze, e si è fermato a pranzo presso il vicino seminario, la cui struttura e Chiesa dovrebbero essere inagurati a settembre. I Superiori hanno spiegato la provenienza degli studenti, alcuni dei quali anche dalla regione orientale del Paese, oltre che illustrare il curriculum formativo.

 

Insieme al Nunzio e all’Arcivescovo Maggiore, il Cardinale si è poi trasferito in volo a Kharkiv, dove accolto dall’Esarca S.E. Mons. Vasil Tuchapets e dal Vescovo ausiliare della diocesi latina S.E. Mons. Jan Sobilo, ha voluto dedicare il primo atto in questa città dell’Ucraina Orientale alla visita alla attuale struttura della Caritas diretta dalla chiesa greco-cattolica: si tratta infatti delle pietre vive che sono esercitando la carità rendono più bella e viva la chiesa di pietre che verrà consacrata nella Divina Liturgia di domani. Il Cardinale insieme al Nunzio ha visitato le diverse aule nelle quali i volontari stavano svolgendo attività di accoglienza ed accompagnamento di bambini e adulti sfollati dopo l’inizio dei combattimenti del 2014, dalle zone di Donetsk, Lugansk e Sloviansk per la maggior parte. Ad essi, nella misura di più di 40.500 in tre anni, grazie alla collaborazione di 72 impiegati e 53 volontari, oltre che al supporto di diverse Caritas nazionali ed altri organismi anche non ecclesiali, è stato garantito l’aiuto, per l’assistenza umanitaria, l’accompagnamento psicologico e sociale. Una di esse, nell’incontro con il Cardinale, ha esclamato: “io mi ricordo cosa ha detto Papa Francesco: dobbiamo costruire ponti tra le persone, non muri per separarle o proteggerci”. Molto toccante il dialogo del Cardinale, del Nunzio e dell’Arcivescovo Maggiore con il direttore della Caritas e buona parte degli operatori, molti dei quali sono sfollati interni al Paese che a loro volta si sono dati da fare per aiutare altri nella loro medesima situazione: dal racconto delle fatiche ad andare incontro ai tanti bisogni delle persone, al disagio per il continuo aumento da parte del governo del costo di luce e gas (si pensi che per questo motivo alcuni di loro, ospitati in “città modulari ” da circa 400 persone l’una, si sono dovuti cercare un alloggio in affitto in città perchè non in grado di pagare quanto richiesto per poter rimanere in questi primi alloggi di emergenza), agli stenti per la speculazione che ha portato nell’area all’innalzamento dei prezzi dei beni di prima necessità del 30% rispetto al resto del Paese, con un sussidio che viene garantito a chi non può lavorare che non supera il corrispettivo di 20 euro al mese. Una delle realtà a cui prestare attenzione è quella di garantire assistenza e prevenire lo sfruttamento e il traffico di essere umani: è a disposizione un team di cinque giuristi, oltre che psicologi, per assistere sia gli uomini esposti al rischio dello sfruttamento lavorativo anche nelle Nazioni confinanti, come purtroppo per le donne il rischio dello sfruttamento sessuale. Una realtà di cui si parla poco ma per la quale l’Ucraina è tra i primi paesi nel mondo sono le strutture per la maternità surrogata, qui legale, che consente un triste mercato di arricchimento sul quale si fa fatica a rompere il velo di omertà, e le Chiese iniziano ad attivarsi per affiancare le giovani generazioni e accompagnarle nella retta percezione  dei valori della dignità umana attraverso un nuovo e necessario impulso di annuncio e di catechesi.

 

Dinanzi a tanta sofferenza e tante sfide, il Cardinale Sandri ha ringraziato a nome di Papa Francesco gli operatori per quanto stanno facendo: se l’umanità sembra dimentica di tanto dolore, la loro presenza e attività li rende quasi “vicari di questa umanità”, cioè capaci di prendersi cura dell’altro al mio fianco anche se molti se ne disinteressano e continuano a camminare per la loro strada. Significativo è quanto il Santo Padre ha stabilito con il Motu Proprio pubblicato ieri, che mette a fuoco il dono di sè agli altri come una via di vera santificazione: “non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i proprio amici”. L’invito a vivere la profonda unità tra il gesto della carità concreta vissuto ogni giorno, e il nutrimento interiore che si riceve dal Signore quando invece ci si riunisce per la preghiera e la liturgia, come accadrà domani con la consacrazione della cattedrale dell’Esarcato.

 

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